Che le opere e le messe in scena creino sempre parecchie polemiche o commenti o giudizi o cronache, si sa,... se poi si parla di un teatro dove le opere in cartellone si contano sulle dita di una mano come al Carlo Felice quest'anno... beh ... neanche a dirlo.
 "Fatene poche ma fatele bene" sembra eccheggiare alla fine di ogni allestimento.  
La qualità è ciò che si spera di trovare nel teatro dell'opera genovese. Mi stupisco quando realizzo che i concerti organizzati dalla GOG sono preferibili a quelli proposti dalla Fondazione [ non perchè la GOG sia peggio, in qualche modo, della Fondazione ma perché quest'ultima ha sede stabile nel teatro e si serve di finanziamenti e costosi biglietti ed abbonamenti.] Bah..

Dopo un Don Giovanni poco apprezzato, benché siano stati chiamati i nomi (non per forza grandi artisti..) del momento, ecco riproposta la Turandot pucciniana.
Il pubblico affluisce entusiasta, reduce da quella della stagione precedente che era stata un vero e proprio successo! [L'anno passato dirigeva il M° Zambelli e Liù era interpretata dalla Devia.]  


A parte un'indisposizione per Armiliato, il resto sembra correre tutto liscio, anzi, quest'anno un altro grande nome è in cartellone: Turandot, Daniela Dessì, che debutta il ruolo. 

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Escono per giorni articoli su giornali web e cartacei dove la Dessì esalta e viene esaltata per le meravigliose doti che, si presume, le permetteranno di la principessa pucciniana in maniera meravigliosa. Lei afferma di sentirsi un'eroina verista, anzi, una donna che aderisce bene, se non  perfettamente, al personaggio di Turandot. Posta in risalto la sua dote per i legati e la pasta vocale. 
Peccato al momento di dar prova di tali qualità (abbiamo assistito alla recita del 30 dic.) esse non fossero poi così presenti presenti. 
Voce indietro e tremolante, dal vibrato orribile e fastidioso, si salva (?) grazie a un timbro inconfondibile, una buona presenza scenica e un'eccelsa musicalità, benchè, comunque, le parole risultino incomprensibili.

Malagnini ha una voce adatta alla parte ma non proiettata...( come avrà fatto a cantare in Arena...? ) e con legati fraseggio da rivedere. Una voce che, a confronto a quella della Dessì, pare stia "accennando". La Performance distinta quella della Canzian che, non è certamente la Devia, ma spicca nella produzione per la voce interessante, i bei legati, la dizione e la freschezza vocale e fisica. Per il resto del cast un buon livello. Ping, Pong e Pang sono buffi e simpatici.  
Orchestra a posto e bravissimo il coro che con una parte così vocalmente ardita si presenta preparato. Non delude il M° Renzetti che dirige con grande lirismo quest'opera.
Le scene di Ricceri, i costumi di Bocciardo, le luci di Novelli  la coreografia di Di Cicco  e trucco ci sono piaciuti. L'allestimento firmato Montaldo convince ancora.
Ecco il cast

La Principessa Turandot                   Daniela Dessì
L'Imperatore Altoum                          Massimo La Guardia
Timur                                                 Ramaz Chikviladze
Il Principe Ignoto (Calaf)                    Mario Malagnini
Liù                                                     Roberta Canzian
Ping                                                   Francesco Verna
Pang                                                  Enrico Salsi
Pong                                                 Manuel Pierattelli
Un Mandarino                                   Fabrizio Beggi
Il principe di Persia                           Pasquale Graziano
Prima Ancella                                   Annarita Cecchini
Seconda Ancella                              Simona Pasino
Mimi                                                  Filippo Bandiera - Dario Greco - Roberto Pierantoni - 
                                                         Davide Riminucci - Simone Sistarelli


Aspettiamo con ansia di assistere al Macbeth!

G. e Co.
 
Aldo Ciccolini
Davvero una piacevolissima serata quella offerta dalla GOG lunedì 17 Dicembre!

Un programma che promette davvero bene: l’attesissimo Aldo Ciccolini, mancante a Genova dal 2010, e musiche di Mozart, Clementi, Debussy e Castelnuovo-Tedesco. 

Fortunatamente per noi almeno la GOG, quest’anno, sta offrendo un programma davvero di qualità (vedi Lupu, Zuckerman, Dindo e Abbado - anche se non sono entusiata di tutti...)!

Stasera Ciccolini ha offerto una fantasia Mozartiana ricca, materica e dal sapore beethoveniano. 
E vi dirò che per tutto il concerto ho avvertito dei tempi un poco dilatati, chissà... forse a ricercare un suono speciale, forse con l’intenzione di formulare un nuovo linguaggio, o forse, come dicono i più maligni, << a causa dell'età, che purtroppo, si sa, rallenta i riflessi e rende le mani legnose....>> (bah....). Io, sarò sincera, ho gradito molto questa "dilatazione", sono stata avvolta da un meraviglioso suono per tutta la durata del concerto e ho potuto guastare al meglio sfumature timbriche e dinamiche e ho percepito una tensione che mi ha portato alla fine del concerto piacevolmente sollevata. 

Mi ha davvero colpito la vitalità, il coraggio e la capacità di concentrazione del Maestro che a 87 anni ha egregiamente portato (e non semplicemente portato!!) alla fine (con due bis!) un programma tanto impegnativo! 
Credo che in lui si potesse percepire la gioia di far musica e di trasmettere qualcosa che va al di là della perfezione sonora e tecnica (tanto agognata in questi tempi) e che alla fine di questo concerto faceva sentire a tutti (o quasi) un senso di leggerezza e gioia che da tempo mancava nella sala del gran teatro genovese. 

Sonatina di Scarlatti e Danza spagnola “Andalusa” di Granados, sono stati i due graditissimi bis. Il secondo è stato davvero una perla del punto di vista interpretativo che ha davvero incantato, forse anche grazie a un pianoforte (un Kavai facente parte del “Progetto Piano” di A. Napolitano) dal suono per così dire “violoncellato” che proponeva sfumature timbriche davvero interessanti!

Perciò mi posso dire entusiasti e ringraziando la GOG e soprattutto il Maestro Ciccolini per aver donato un po’ di respiro musicale a tutti noi in questo momento di declino della cultura e di crisi durante il quale, sulla cultura, <<vista come un inutile lusso>> diceva il pianista nel 2010, non ci si da pena di investire.

A presto!

(leggi l'articolo nella versione del sito)